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La Psicoterapia Interpersonale nella cura della depressione

In un mondo come il nostro, che celebra lo spirito di iniziativa e il protagonismo, la depressione è vissuta con un senso di vergogna e di colpa, per cui molti tendono a non parlarne, a tenerla nascosta e a non farsi curare. Del resto permane il pregiudizio che rivolgersi agli specialisti che iniziano con “psi” - psicologi, psichiatri e psicoterapeuti - significhi catalogarsi come “matti” o giù di lì, o comunque come persone gravemente menomate e quindi tali da rischiare l’esclusione e l’isolamento. Al tempo stesso permane la convinzione che la depressione possa essere superata con un atto di volontà; una convinzione del tutto insensata dato che essa compromette proprio le capacità di essere attivi e di aggredire i problemi della vita.

La depressione è un male che può colpire praticamente tutti, anche coloro che risultano particolarmente dotati, in grado di acquisire potere e successo, come nel caso dei personaggi famosi. Ad esempio J.K. Rowling, l’autrice della saga di Harry Potter, ha convissuto con l’oscura malattia tra i 20 e i 30 anni, quando era una mamma single, senza lavoro e con frustrate velleità letterarie, tanto da aver pensato più volte al suicidio. Gwyneth Paltrow, bella e ricca, vincitrice di un Oscar per “Shakespeare in Love”, dopo la nascita del secondo figlio ha sofferto di depressione post partum. L’attrice ha spiegato di non aver mai passato un periodo così spaventoso, 5 mesi in cui non riusciva a connettersi con le sue emozioni, con il mondo e, soprattutto, con l’amatissimo neonato. Lady Gaga, nel 2016  ha condiviso con i suoi fan la gioia e l’orgoglio di aver domato – anche se non in modo definitivo – la depressione di cui soffre dal 2013, e quella tenace sensazione di solitudine che l’accompagna da tutta una vita. Jim Carrey, conferma la regola che, dietro a un comico brillante e un attore vulcanico, si cela un’indole malinconica e anima sofferente. La depressione, mai guarita del tutto, gli tiene compagnia fin dal 2004. Bruce Springsteen ha raccontato di aver vissuto un periodo buio intorno al 2012, durante la realizzazione di un suo album in cui i fantasmi del tormentato legame con il proprio padre sono ritornati a togliere la sua serenità.

Particolarmente significativa è la testimonianza della bellissima Halle Berry, vincitrice di un Oscar per “Monster’s Ball”, caduta in una profonda depressione a seguito del divorzio dal marito, accusato di averla picchiata fino a provocarle la perdita parziale dell’udito. “Ritrovare la serenità dopo una storia di violenza e sopraffazione non è stato affatto facile ma il grande passo verso la guarigione è stato iniziare un lungo periodo di analisi con uno psicoanalista”. Ancora oggi, l’attrice raccomanda a tutti questa esperienza e di “non aver mai paura di essere giudicati ed etichettati, da famigliari e conoscenti, come malati di mente: i veri malati sono quelli che non chiedono aiuto perché pensano di non averne mai bisogno”.

Questi solo per citarne alcuni, di una lista in continua evoluzione; è notizia di questi giorni che Justin Bieber idolo musicale dei giovani si sia ritirato dalla musica per curare la depressione dopo avere scritto un post su Instagram: “E’ figo avere una mente sana ed emozioni sane”.

Che cosa è la depressione

In passato era di uso comune il termine “esaurimento nervoso” per riferirsi a qualsiasi tipo di disturbo mentale. Da qualche anno tale termine è stato sostituito da “depressione”, che così, in maniera altrettanto approssimativa viene utilizzato per indicare generi diversi della sofferenza psichica. In termini specialistici la depressione è definita come un disturbo del tono dell’umore, che costituisce una qualità della vita psichica fondamentale nello sviluppo della vita interiore e nel processo di adattamento alla realtà esterna. Essa ha la caratteristica di essere flessibile, vale a dire flette verso l’alto quando ci troviamo in situazioni positive e favorevoli, mentre flette verso il basso nelle situazioni negative e spiacevoli. Nella depressione il tono dell’umore perde la sua flessibilità, si fissa verso il basso e non è più influenzabile da situazioni, interne ed esterne favorevoli.

Diffusione

La depressione è uno dei grandi mali della nostra epoca. Secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, da qui a breve in tutto il mondo Italia compresa, costituirà la seconda causa di disabilità, dopo le malattie cardiovascolari. Il Disturbo Depressivo è fonte di sofferenza, oltre per chi ne soffre, anche per i familiari; tenendo conto che per ogni paziente sono coinvolte almeno altre due-tre persone, il numero dei soggetti toccati da questo male assume proporzioni veramente preoccupanti.

Le sindromi depressive colpiscono soprattutto la popolazione over 65, che oggi è già consistente ma che è destinata ad aumentare dato il progressivo invecchiamento della popolazione. Per quanto riguarda la diffusione in rapporto al genere, le donne, soprattutto nella fascia d’età compresa tra i 40 e i 50 anni, sono colpite in misura doppia rispetto agli uomini. Se una persona ha avuto un episodio depressivo, nel 50% dei casi ne avrà un altro nell’arco della sua vita. Se ne ha avuti due, la probabilità che ne abbia un terzo sale al 75%. La percentuale raggiunge il 90% se la persona ne ha avuti tre.

Sintomatologia

La depressione è caratterizzata da una serie di sintomi, primo fra tutti l’abbassamento del tono umorale. Nelle fasi più lievi o in quelle iniziali lo stato depressivo può essere vissuto come incapacità di provare un’adeguata risonanza affettiva o come spiccata labilità emozionale. Nelle fasi acute il disturbo dell’umore si manifesta con vissuti di profonda tristezza, dolore morale, senso d’inutilità, disperazione, associati alla perdita di slancio vitale e all’incapacità di provare gioia e piacere. I pazienti avvertono un senso di noia continuo, non riescono a provare interesse per le normali attività, provano sentimenti di distacco e inadeguatezza nello svolgimento del lavoro abituale, per cui tutto appare irrisolvibile e insormontabile. Quello che prima era semplice diventa difficile, tutto si fa grigio, non è possibile partecipare alla vita sociale, nulla riesce a stimolare interesse. Il paziente lamenta di non provare più affetto per i propri familiari, di sentirsi arido e vuoto, fino a non riuscire a piangere.

Nella depressione sono frequenti i disturbi dell’alimentazione che possono manifestarsi sotto forma sia di perdita che di aumento dell’appetito. In alcuni casi i pazienti possono perdere gradualmente ogni interesse per il cibo che sembra privo di sapore e mangiare sempre di meno, fino al punto di dover essere stimolati ad alimentarsi; questa riduzione dell’assunzione di cibo può determinare un marcato dimagrimento, che può arrivare a costituire una vera e propria emergenza medica. Al contrario, in altri casi si può avere un aumento dell’appetito con il conseguente incremento di peso, favorito anche dalla riduzione dell’attività motoria.

I disturbi del sonno costituiscono un’altra delle principali manifestazioni della depressione. Anche in questo caso si possono avere manifestazioni opposte, come l’insonnia e l’ipersonnia. Alcuni depressi riferiscono di addormentarsi velocemente, ma di svegliarsi dopo poco, di non riuscire più a riaddormentarsi e di essere costretti ad alzarsi alcune ore prima rispetto all’orario abituale. In maniera opposta, altri depressi dormono fino 16-18 ore il giorno, al fine di porre una barriera difensiva che argini il sentimento di sofferenza.

In generale la depressione si lega ad un rallentamento della persona che riguarda vari aspetti. In primo luogo si ha un rallentamento psicomotorio, che consiste soprattutto nell’irrigidimento della mimica e nell’assunzione di un aspetto inespressivo.

Il linguaggio perde di fluidità e ricchezza, la varietà dei temi e dei contenuti delle idee si fa scarsa, le risposte diventano brevi, talora monosillabiche. Il rallentamento si esprime anche sul piano ideativo, nella forma di penosa sensazione di lentezza e vuoto mentale. Si verifica un profondo senso di stanchezza e spossatezza, non motivato dall’avere svolto fatiche fisiche. Il depresso trova così difficile intraprendere qualsiasi azione, anche la più semplice e, col progredire della malattia, la stanchezza diventa continua e talmente accentuata da ostacolare lo svolgimento di ogni attività. Sul versante delle funzioni psichiche superiori si ha una riduzione dell’attenzione, della concentrazione e della memoria, con conseguente calo delle prestazioni intellettive. Questo rallentamento ideativo si traduce in incertezza e indecisione; in alcuni casi l’incapacità di prendere qualunque decisione, anche la più semplice, porta ad un penoso blocco dell’azione. Tipicamente associato alla depressione sono anche uno stato di ansia e una diminuzione del desiderio sessuale.

La consapevolezza della propria aridità affettiva e inefficienza porta a sentimenti di autosvalutazione e colpa. Il futuro appare privo di speranza, mentre il passato viene ricordato come pieno di errori e occasioni mancate su cui rimuginare. Spesso il depresso ritiene se stesso responsabile dei propri disturbi e dell’incapacità di guarire, fino a sentirsi cattivo per la sua pigrizia e il suo egoismo.

Nei 2/3 dei pazienti sono presenti pensieri ricorrenti di morte. Nelle fasi iniziali del disturbo il depresso ritiene che la vita non valga la pena di essere vissuta. Successivamente inizia a desiderare di addormentarsi e non svegliarsi ma più, o di morire accidentalmente, ad esempio in un incidente stradale. Nei casi più gravi il suicidio è lucidamente programmato con piani minuziosi, fino alla messa in atto del gesto. La convinzione che non esista possibilità di trovare aiuto e la perdita di speranza portano a concepire tale gesto come unica liberazione dalla sofferenza, o come giusta espiazione delle proprie colpe. Il rischio di suicidio deve sempre essere preso in considerazione e dalla sua valutazione dipende la possibilità di terapia farmacologica ambulatoriale, o la necessità di optare per il ricovero.

I sintomi della depressione presentano in genere variazioni cicliche, come nel caso dell’alternanza diurna: il paziente, al risveglio mattutino, si sente maggiormente depresso e angosciato, mentre avverte un miglioramento dei sintomi nelle ore pomeridiane o serali. Si osserva inoltre una periodicità stagionale, che fa della primavera e dell’autunno le stagioni più a rischio. Si tratta comunque di dati statistici che non escludono ciclicità individuali.

Sintomatologia

Per la cura della depressione, viene fatto largo uso di farmaci antidepressivi, che oggi sono diventati tra i farmaci i più impiegati nella medicina e consumati dalla popolazione. La somministrazione è facile, immediata e piuttosto economica, ma purtroppo i risultati sono spesso modesti e soprattutto temporanei. E’ altamente probabile che il soggetto vada incontro a recidive ricorrenti, se non si interviene con una valida psicoterapia, che aiuti la persona ad acquisire strategie funzionali alla soluzione degli episodi depressivi acuti e alla prevenzione delle ricadute.

Personalmente, in accordo con la mia formazione psicoanalitica, faccio riferimento alla  Psicoterapia Interpersonale, basata sulle concezioni teoriche di Harry Stack Sullivan e Frieda Fromm-Reichmann. L’idea di base è costituita dalla visione della persona come espressione e risultato delle sue relazioni interpersonali.  La depressione viene vissuta a livello personale e intimo, come tristezza, solitudine e disperazione. Tuttavia è un grave errore ritenere che debba essere compresa e trattata al di fuori del mondo interpersonale in cui viviamo; un mondo che è attorno a noi, ma che fa parte di noi tanto quanto la nostra pelle.

Klerman (1984) ha sperimentato l’efficacia di una Psicoterapia Interpersonale con pazienti affetti da forme depressive gravi, non psicotici e non bipolari, e dunque caratterizzati da una organizzazione della personalità relativamente unitaria. Successivamente tale psicoterapia ha dimostrato la sua efficacia anche nel trattamento di altri disturbi come quelli dell’alimentazione.

La Psicoterapia Interpersonale sviluppata da Klerman si centra sull’analisi dei vincoli e delle relazioni interpersonali più importanti per la persona nel momento presente, con il preciso obiettivo di potenziare e mantenere il supporto sociale superando forme relazionali involute. Strettamente complementare a questo obiettivo primario è quello di ridurre i sintomi depressivi.

Di seguito riporto i problemi interpersonali che costituiscono le aree di intervento di elezione della Psicoterapia Relazionale.

  1. Conflitti interpersonali.I conflitti costituiscono una componente inevitabile della vita sociale e riguardano diversi ambiti, come quello sentimentale, familiare, e lavorativo. Vengono inclusi nella terapia soltanto se sono causa di grande malessere, come nel caso in cui il paziente vive una relazione non reciproca con un altro in vario modo significativo.
  2. Transizioni di ruolo. L’assunzione di un ruolo costituisce una condizione decisiva nell’adattamento al mondo interpersonale. la depressione può derivare dalla difficoltà di modificare il proprio ruolo, o di assumerne di nuovi, in risposta sia ai cambiamenti interni che alle nuove richieste poste dal mondo esterno. I problemi legati all’assunzione di un ruolo si traducono spesso in conflitti interpersonali, come quando due o più individui nutrono aspettative diversi rispetto a come si deve comportare in qualità di attori sociali, ad esempio come partner sentimentali, padri o madri
  3. Lutto. Una situazione in cui in maniera ricorrente si cade in depressione è costituita dalla morte delle figure significative. Quando il dolore per la perdita è troppo intenso o dura troppo a lungo, può trattarsi di un lutto patologico. La Terapia Interpersonale aiuta ad analizzare la perdita in termini realistici, a gestire le emozioni e a riempire in modo sano e positivo il vuoto generato.
  4. Deficit interpersonali. Questo problema insorge quando la persona non dispone di una rete sociale di sostegno adeguata e sufficiente; il che amplifica i sentimenti di solitudine e isolamento. In questo caso, la psicoterapia interpersonale della depressione aiuta a trovare il proprio spazio sociale, migliorando anche le proprie abilità sociali.

A seconda dei casi, la Psicoterapia Interpersonale si focalizza su una o su più aree di intervento tra quelle sopra indicate. Ciascuna di esse è in grado di determinare una vera e propria “crisi vitale”, che lascia spazio a una moltitudine di problemi psicologici, il più comune dei quali è proprio la depressione.

I presupposti psicodinamici della terapia interpersonale non vengono esplicitati al paziente, astenendosi così dal coinvolgerlo in una interpretazione del profondo. I problemi del paziente non sono considerati esplicitamente come manifestazioni di un conflitto intrapsichico e non vengono interpretati in rapporto all’azione dei meccanismi di difesa, ma sono affrontati attraverso la chiarificazione degli stati emotivi e l’esplorazione delle strategie di adattamento ai contesti interpersonali. Al tempo stesso, il terapeuta focalizza l’attenzione sui pensieri disfunzionali del paziente riferiti a sé e agli altri e sulle sue possibilità di scelta. In termini più concreti, il terapeuta richiama l’attenzione del paziente sui pensieri maladattativi in relazione agli altri significativi, per invitarlo a esplorare quale sia il loro effetto sulle relazioni interpersonali. Le tecniche utilizzate comprendono l’incoraggiamento dell’affetto, la chiarificazione degli stati emotivi, la confrontazione, l’analisi della comunicazione interpersonale e l’esame delle percezioni e delle aspettative del paziente nei suoi rapporti interpersonali. Più in generale, l’intervento interpersonale pone maggiormente l’accento sulla spontaneità del lavoro terapeutico, sull’importanza del materiale scelto dal paziente e sulla sua capacità di promuovere autonomamente il cambiamento  (Bellino, Zizza, Bozzatello e Bogetto , 2008).

Riferimenti bibliografici

  • S. Bellino, M. Zizza, P. Bozzatello, F. Bogetto (2008). Giornale Italiano di Psicopatologia. La psicoterapia interpersonale nel trattamento del disturbo depressivo maggiore: revisione della letteratura
  • Foxlife.it  Silvia Levanti - 2018 Cantanti, attori e non solo: i vip che hanno sofferto e vinto la depressione
  • Klerman (1984)
  • La mentemeravigliosa.it psicoterapia interpersonale della depressione 2018

articolo a cura della dottoressa
Rossella Bloise
Psicologa psicoterapeuta a Firenze

Dott.ssa Rossella Bloise

Psicologa psicoterapeuta

Il mio approccio alle tematiche della sofferenza psichica e del benessere è in accordo con la prospettiva psicoanalitica, che mi ha formato e continua a formarmi come persona e come professionista.


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